Quando ero piccola passavo gran parte del tempo con lei, la Nonna Maria.
Cucinava benissimo, e lo faceva quasi con noncuranza, come se fosse facile: con gesti sicuri e misurati metteva insieme sapori, profumi, sapienza, racconti; dava una giratina con il cucchiaio di legno e assaporavi una pietanza squisita. I sentori di quello che cucinava erano sempre uguali, ma non l'ho mai vista pesare nessun ingrediente.
Portava al polso sinistro cinque sottili braccialetti d'oro: il Nonno gliene aveva regalato uno ad ogni anniversario, i primi cinque anni di matrimonio; poi era partito per la guerra, e al ritorno non so perchè non aveva ripreso la tradizione. Ricordo che ogni anno Nonna Maria posava i braccialetti su una piccola bilancia di precisione e notava che si erano un po' consumati: non li toglieva quasi mai. Impastava persino, indossando i braccialetti. E io sono cresciuta con il tintinnio ritmico dei braccialetti d'oro di Nonna Maria che impasta gli gnocchi, i ravioli, i taglierini, la pasta matta per la Torta Pasqualina, quale parte imprescindibile del rito magico che trasforma gli ingredienti inerti in pietanza saporosa.