Il Pandolce Genovese, si dispiace a volte di essere talvolta confuso con il panettone. Non solo può vantare origini medievali - mentre il panettone milanese è una invenzione industriale di inizio secolo - ma la sua fama un tempo era tale e tanta da essere conosciuto perfino a Londra, dove peraltro è stato adottato, un pochino modificato, eppure battezzato ''Genoa Cake''.
Prima di diventare una preparazione di pasticceria, il pandolce lo si faceva in casa, l'antivigilia di Natale, in quantità sufficiente a che ce ne fosse fino all'Epifania. Si dice che le nonne portassero l'impasto a letto per favorirne la lievitazione al tepore dello scaldino. La tradizione vuole che a tagliare il panciuto dolce, sulla cui cima veniva piantato un ramoscello di alloro, fosse il membro più giovane della famiglia: la prima fetta doveva essere fasciata in un tovagliolo e offerta al primo povero che avesse bussato alla porta per l'elemosina. (da ''Ricette di Osterie e Genti di Liguria'', Slow Food ed.)
Questa dose è per un Pandolce di un kg. di peso:
250 gr. di Pasta Madre forte rinfrescata tre volte
250 gr. di Manitoba
80 gr. di acqua e acqua di fiori d'arancio secondo gusto
100 gr. di burro
150 gr. di zucchero (anche meno, a me è parso molto dolce)
150 gr. di uvetta
50 gr. di cedro candito (o zucca)
50 gr. di arancia candita
50 gr. di pinoli
25 gr. di pistacchi
1 cucchiaino di semi di finocchio
essenza di arancia
Impastiamo la farina con la Pasta Madre e un poco di acqua, poi aggiungiamo il burro e lo zucchero e lavoriamo finché sotto le mani non si sentirà più lo zucchero; continuiamo a impastare fino ad ottenere un impasto elastico e lo lasciamo riposare circa mezz'ora, dopodichè uniamo la frutta secca (l'uvetta magari fatta rinvenire in poco Marsala). Quando è disposta uniformemente, facciamo una palla stretta con l'impasto e la mettiamo a lievitare al calduccio appoggiata su una teglia, per almeno 6 ore, fino al raddoppio.
Prima di infornare facciamo un taglio a triangolo sulla superficie, e inforniamo per circa 45 minuti.
Si conserva bene per molti giorni, ben impacchettato, ed è preferibile preparalo con un po' di anticipo.
Che buono il Pandolce genovese,quando mi capita di andare da quelle parti ne faccio scorpacciate (focacce comprese)!!!!!!!!!
RispondiEliminaA chi lo dici! Io faccio in casa anche la focaccia, ma mangiata seduti sugli scogli e insaporita dalla salsedine è tutta un'altra cosa!
RispondiEliminaHo visto che hai fatto il panettone milanese anche tu. Sto per mettere la ricetta anche io!
saranno le mie origini, ma a me piace piu' quello bauscia.
RispondiEliminaPero' complimenti per il tuo impegno a mantere vive le tradizioni
Ma i baciccini genovesi hanno lo stesso impasto del pandolce????????
RispondiEliminaCyber, ho fatto anche quello bauscia :) Ora lo posto!
RispondiEliminaGrazie (e non mettere la casoela nell'impasto del pandolce!)
Eleonora, non saprei, non li ho mai sentiti nominare e non li ho trovati nemmeno nei miei libri... chiederò in giro :)
RispondiEliminaCiao,scusa...sono i pandolcini... a Rapallo li chiamavano così :))
RispondiEliminaNon lo sapevo! Grazie per avermi insegnato una cosa nuova! Rapallo è un po' lontano dalla mia zona d'origine :-) sono più ponentina. Ora devo scappare a rinfrescare il lievito, così stasera impasto un'altra infornata di pandolci! :-d
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